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Presentazione


Albe e notti qui variano per pochi segni
… La purga dura da sempre, senza un perché. Dicono che chi abiura e sottoscrive può salvarsi da questo sterminio d'oche; che chi obiurga se stesso, ma tradisce e vende carne d'altri, afferra il mestolo anzi che terminare nel pâté destinato agl'Iddii pestilenziali. Eugenio Montale, Il sogno del prigioniero, in La bufera e altro, 1956

 

Nel 1961 la filosofa Hannah Arendt seguì come inviata del settimanale New Yorker a Gerusalemme il processo del criminale nazista Eichmann, che aveva organizzato i trasferimenti degli ebrei verso i campi di sterminio. Nel libro La banalità del male, che raccoglie i reportage dal processo, la Arendt analizza come la facoltà di pensare possa accrescere la capacità di distinguere tra giusto e sbagliato e di evitare quindi le azioni malvagie.

Leggendo le testimonianze qui pubblicate, che fanno luce sui responsabili dei fatti accaduti nel campo di prigionia di Colle Ameno e sull’organizzazione del sistematico sfruttamento delle popolazioni civili nel nostro territorio, viene in mente la percezione che la Arendt ebbe di Eichmann: un uomo comune, superficiale e mediocre. Che nella propria difesa tenne a precisare come, in fondo, si fosse occupato "soltanto di trasporti" e avesse sempre agito rispettando i limiti delle leggi e degli ordini.

Ciò che Arendt scorgeva in lui non era stupidità ma soprattutto incapacità di pensare. Era un cittadino comune, che non rifletteva sul contenuto delle regole ma le applicava incondizionatamente. Ma il guaio del caso Eichmann – dice Arendt – era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che quei tanti non erano né perversi né sadici, ma terribilmente normali. E questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme. L'incapacità di pensare non è stupidità: può essere presente nella gente più intelligente e la malvagità non è la sua causa, ma è necessaria per causare grande male, per questo i regimi totalitari hanno sempre cercato di addormentare lo spirito critico prima ancora che vietarne ogni espressione. Dunque l'uso del pensiero previene il male.

Questo ha voluto fare l’Amministrazione comunale di Sasso Marconi promuovendo la realizzazione dell’Aula della Memoria: un luogo per mantenere allenata la capacità di pensare, partendo dal ricordo di sventure che hanno segnato tragicamente il nostro territorio. 
Dopo anni in cui il ricordo era stato mantenuto vivo soprattutto dai parenti, da associazioni culturali e dalla ricerca storica, era doverosa una “istituzionalizzazione” della memoria, alla quale la “struttura operativa” del Comune ha lavorato avvalendosi della collaborazione indispensabile di studiosi, associazioni e cittadini. Ma non abbiamo realizzato un museo.

Abbiamo invece costruito un’aula, dove le scuole possano trovare spunti e strumenti utili per sviluppare percorsi di educazione alla pace, ai diritti umani, alla cittadinanza democratica e dove tutti i visitatori, grandi e piccoli, possono trovare uno spunto in più per riflettere. Perché la capacità di pensare fa sì che l’uomo mantenga attivo un dialogo con se stesso, rifletta sul significato degli eventi e possa giudicarli. Il progetto prevede che il primo fondamentale livello educativo della memoria sia accompagnato da pratiche formative e comunicative: l’obiettivo è quello di aiutare gli studenti ad impadronirsi del loro intelletto e della facoltà di saper pensare e ragionare, di saper scegliere e orientarsi in situazioni moralmente significative. Per riscattare la memoria non basta solo commemorare ma, soprattutto, stimolare lo spirito critico, inducendo a chiedersi perché è potuto accadere ciò che si riteneva impossibile.

Nel 2007 sono stati celebrati i cinquant’anni della firma del Trattato di Roma, che avviò il processo di costituzione dell’Unione europea garantendo al nostro continente il più lungo periodo di pace mai vissuto. Il progetto di unione dei paesi europei sul piano economico e (successivamente) politico, fu avviato subito dopo la fine della II Guerra Mondiale, con un coraggio quasi visionario da parte dei padri fondatori, proprio per dire “mai più” a quanto accaduto e superare per sempre la prospettiva del conflitto tra Stati, della violenza e della sopraffazione sui più deboli.

L’Aula della Memoria di Colle Ameno, inserita nel programma europeo di salvaguardia dei “luoghi della memoria delle vittime dei totalitarismi”, rappresenta un piccolo tassello all’interno di un più ampio progetto di integrazione europea, e ha nella memoria, nell’approfondimento culturale, nel rispetto delle diversità e dei diritti dei più deboli i suoi fondamenti programmatici.

 

Sandra Federici
Assessore alle Pari opportunità di Sasso Marconi

Marilena Fabbri
Sindaco di Sasso Marconi

 

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